La diffusione del fotovoltaico in Italia

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La diffusione capillare del fotovoltaico è la prima tra le prerogative indispensabili a raggiungere gli obiettivi energetici fissati per il 2030 dalle Nazioni Unite. La seconda è la rapida diffusione delle Energy Community, a partire dalla rete di bassa tensione, grazie all’abilitazione alla condivisione di energia attraverso lo SNOCU Regalgrid.

In Italia la diffusione del fotovoltaico è cominciata negli anni ’70: il primo impianto è stato installato nel 1979 al Passo della Mandriola. Bisogna però aspettare gli anni ’90 per una diffusione massiva del fotovoltaico agevolata poi ulteriormente dai primi incentivi statali, i cosiddetti Conto Energia, a partire dagli anni 2000. I numeri hanno acquistato una maggiore rilevanza verso il 2009, anno della Direttiva Europea che detta i primi obiettivi in termini di produzione e consumo di energia da fonti rinnovabili (2009/28/CE).

Da allora la diffusione dei pannelli solari non si è mai fermata e il trend continua a essere positivo anche dopo 15 anni. Questo è diventato così un fattore decisivo per la formazione delle Energy Community approvate anche in Italia lo scorso marzo 2020.

Regalgrid ha sempre sostenuto e creduto nel fotovoltaico e, con sguardo lungimirante, nella condivisione dell’energia. Per questo, mentre il fotovoltaico entrava nelle case degli italiani ha lavorato incessantemente ad algoritmi e tecnologie all’avanguardia che permettessero un salto nel futuro dell’energia digitale e del modello distributivo decentralizzato, basato sulle smart grid.

Ma prima di parlare del futuro basato su infrastrutture virtuali, vediamo lo stato dell’arte delle tecnologie fisiche del fotovoltaico. Ecco alcuni dati nel dettaglio.

 

Le energie rinnovabili in Italia

La diffusione delle Energy Community in Italia è partita ufficialmente il 1° marzo 2020, con la conversione in legge del Decreto Milleproroghe, un primo traguardo nella strada verso il recepimento della Direttiva Europea RED II che avverrà entro il 2021.

Ma l’Italia è attenta e attiva nella produzione e nel consumo di energia da fonti rinnovabili da ben prima. Nel settore elettrico i dati GSE segnalano nel 2005 una quota di energia da FER pari al 16,3% dei consumi interni lordi, che è arrivata al 33,4% nel 2014, anno in cui l’Italia ha superato l’Obiettivo Complessivo Nazionale 2020 (che comprende consumi elettrici, termici e nei trasporti) con 6 anni di anticipo raggiungendo il 17,1%.

Da quell’anno sia i consumi complessivi sia quelli elettrici di energia da fonti rinnovabili hanno continuato a crescere. Gli ultimi dati ufficiali dei report GSE si riferiscono al 2018, anno in cui sono stati consumati 21,6Mtep (Mega tonnellata equivalente di petrolio) di energia da fonti rinnovabili, in termini di CFL (consumi finali lordi), pari al 17,8% dei consumi totali. Superando in tale consumo pulito Germania, Francia, l’Italia è terza in Europa dietro a Spagna e UK.

Il consumo elettrico di energia pulita in quell’anno è arrivato al 33,9%; è cresciuta anche la produzione elettrica lorda da rinnovabili: 9,683 Mtep che hanno superato l’obiettivo produttivo del 2020.

La fonte di energia rinnovabile che più ha contribuito a raggiungere questa quota produttiva di energia elettrica è quella idraulica normalizzata con il 42% del totale energia prodotta da FER; a questa segue il solare fotovoltaico con il 20%. Concorrono anche bioenergie (17%), eolico (16%) e geotermico (5%).

 

Gli impianti fotovoltaici installati in Italia

L’Italia è, secondo i dati statista, il paese leader al mondo per i consumi di elettricità prodotta da pannelli fotovoltaici e il secondo in Europa per la dimensione del settore fotovoltaico, dietro alla Germania.

Tra il 2009 e il 2018 il numero di impianti installati è più che decuplicato, passando da 76.593 unità a 822.301, e il numero continuerà a crescere anche grazie alle agevolazioni fiscali dello stato. A dare maggior spinta alla crescita del fotovoltaico troviamo il settore residenziale con circa 670.124 impianti installati complessivamente al 2018, a cui segue il terziario con circa 90 mila impianti. La capacità installata è quindi in aumento costante dal 2012, arrivando a un apice di 20,12 GW nel 2018.

Dividendo gli impianti in relazione alla taglia, la potenza installata complessiva si suddivide in:

  • >3 kW: 279.681 impianti 760 MW
  • 3-20 kW: 476.396 impianti per una potenza totale di 3,5 GW
  • 20-200 kW: 54.209 impianti per 4,2 GW
  • 200 kW-1 MW: 10.878 impianti per 7,4 GW
  • 1-5 MW: 948 impianti per 2,3 GW di potenza
  • 5-10 MW: 146 impianti per 1,1 GW
  • Oltre 10 MW: 43 impianti per 896 MW

Alla fine del 2018 gli impianti fino ai 20 kW costituivano il 90% di quelli installati e il 21% della potenza complessiva. Un dato destinato a crescere a partire da quest’anno, vista la possibilità di aggregarsi in Energy Community e autoconsumare collettivamente l’energia.

Allo stesso modo e per lo stesso motivo è destinata a confermarsi anche la scelta del collegamento con la rete pubblica, che è l’unico modo autorizzato dal decreto Milleproroghe per scambiarsi energia pulita. Il numero di impianti collegati rappresentava già nel 2018 la quasi totalità degli impianti in Italia:

  • il 97,5% alla rete di bassa tensione;
  • il 2,5% alla media tensione (56,9% della potenza complessiva);
  • pochissimi impianti, che non raggiungono neanche un punto percentuale, all’alta tensione con una potenza del 6,4% del totale.

 

L’autoconsumo dagli impianti fotovoltaici

Nel 2018 l’autoconsumo dell’energia prodotta da ogni famiglia con il proprio impianto solare fotovoltaico è stato del 38%, mentre il restante 61% della produzione è stato versato in rete sfruttando meccanismi come lo scambio sul posto. La percentuale di energia autoconsumata è destinata ad aumentare: in primis per la sempre maggiore diffusione dei sistemi di accumulo che aiutano l’autoconsumo individuale, e, da quest’anno, grazie alle Energy Community, che sostengono un modello di consumo elettrico basato sull’autoconsumo collettivo.

Il modello energetico “grande e centralizzato” sta infatti cedendo il passo al “piccolo e distribuito“: l’Italia sta pian piano abbracciando il concetto di smart grid che rispecchia l’intenzione della Direttiva Europea RED II di spingere le persone all’autoconsumo collettivo sia istantaneo che differito, in una visione di collaborazione comunitaria abilitata da nodi come consentita dagli SNOCU e da algoritmi intelligenti come quelli della piattaforma energetica Regalgrid®.

 

La diffusione del fotovoltaico nelle Regioni italiane

La distribuzione degli impianti in Italia è molto diversificata. Sebbene le regioni del Sud siano quelle che godono di un miglior irraggiamento e quindi potenzialmente più produttive, la maggior concentrazione di impianti è al Nord (55% circa). La quota restante si divide tra Sud (28%) e Centro (17%). Le due regioni con il maggior numero di sistemi fotovoltaici sono la regione Lombardia con 120.699 impianti (15,2%) e il Veneto con 110.059 (13,9%).

A livello provinciale invece si conferma la distribuzione del 2017: Roma è la prima provincia per numero di pannelli installati (3,9% del totale nazionale) seguita da Treviso e Brescia (3,2%).

Parlando invece di potenza installata complessiva a contribuire maggiormente è la Puglia, con il 13,2% seguita da Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte. La produzione rispecchia la distribuzione della potenza: la Puglia è la prima regione per produzione energetica con 3.438 GW (15,5% del totale nazionale). Seguono la Lombardia con 2.252 GWh (9,6%) e l’Emilia-Romagna con 2.187 GWh (9,5%).

Per quanto riguarda la scelta del tipo di pannelli, in tutte le regioni prevalgono quelli a silicio policristallino, seguiti dai monocristallini. I pannelli a film sottile sono poco diffusi.

 

I comuni rinnovabili

A livello locale bisogna sottolineare una presenza di impianti di pannelli fotovoltaici nella maggior parte dei comuni, ma soprattutto come stiano aumentando sempre di più i “comuni rinnovabili“, cioè quelle municipalità che riescono a coprire interamente il loro fabbisogno con energia proveniente da fonti rinnovabili. I comuni alimentati anche con energia pulita al 2018 erano 3.054. In queste realtà molto spesso le Pubbliche Amministrazioni hanno la necessità di creare delle microgrid che si autosostengano, come nel caso dell’illuminazione pubblica o di alcune strutture comunali con più edifici adiacenti. Il supporto e la presenza di Regalgrid anche in questo caso è fondamentale per orchestrare i vari asset in rete grazie agli SNOCU con licenza storage o prosumer.

Ancor più avanguardisti per il 2018 sono stati quei 41 comuni completamente sostenuti da FER anche per i bisogni delle famiglie. Questi due numeri continueranno ad aumentare, soprattutto ora con la possibilità di creare comunità energetiche che si aiutino nella compensazione dei consumi e ottimizzino le risorse.

L'OPINIONE DI REGALGRID

Siamo solo all’inizio di una rivoluzione che sta però correndo veloce e con grande soddisfazione di chi la sta supportando, ma soprattutto di chi ha a cuore la sostenibilità ambientale e la qualità della vita in particolare delle generazioni future, come Regalgrid. La nostra azienda, fin dalla sua costituzione ha profuso un impegno continuo nella ricerca e nell’invenzione di un modo per rendere ancor più convenienti le installazioni di generazione rinnovabile, soprattutto se piccole e distribuite come quelle residenziali, che sono di gran lunga le più diffuse.

Regalgrid, grazie alla sua piattaforma brevettata e ai suoi SNOCU installati per ogni nodo della smart grid, riesce ad orchestrare tutti gli “strumenti” di una Energy Community assortita in modo molto vario e dinamico: indipendentemente dal costruttore degli inverter o degli accumuli o dei pannelli fotovoltaici o delle pompe di calore o delle colonnine di ricarica di veicoli elettrici, Regalgrid gestisce in maniera automatica e in tempo reale le condizioni per il massimo autoconsumo individuale e collettivo per ogni partecipante, sia esso consumatore, accumulatore o produttore di energia o la combinazione di queste condizioni.

Questo è possibile perché Regalgrid fin da subito ha intravisto la possibilità che queste aggregazioni miste o comunità energetiche sarebbero prima o poi nate, e ha puntato alla gestione distribuita, ma coordinata e condivisa di tutti questi diversi “energy assets”. Quel “prima o poi” è finalmente arrivato anche in Italia.